Diciamo la verita’: la notizia dell’accordo fra Google ed alcune grandi biblioteche per la digitalizzazione di qualche milione di testi di pubblico dominio si presta un bel po’ ad esagerazioni tipo “nascita della biblioteca universale”. Si tratta tutto sommato di una esagerazione positiva specie se raccontata al grande numero dei “digitally homeless” che leggono oggi la notizia sui quotidiani. Repubblica per esempio ha dedicato all’argomento un paginone centrale scritto con la solita verve da Vittorio Zucconi. Zucconi scrive bene, ha idee sulla rete discretamente impresentabili (la Internet che conosce lui e’ fatta solo “dal grande suk del pornovideo, musica rubata, shopping di carabattole e diari della frustrazione privata”) e per giustificare la ipotetica realpolitik di Google lanciata nell’acculturamento digitale del pianeta a costo zero per il pianeta stesso, scrive una scempiaggine che si sarebbe potuto risparmiare (e no, non mi meraviglia che il pezzo non sia online).

“Se davvero Google diverra’ la nuova Biblioteca di Alessandria elettronica per il mondo, gli accessi al loro sito gia’ oggi dominante si moltiplicheranno, rendendolo ancora piu’ appetibile per chi gia’ deve pagare per essere menzionato tra i risultati delle loro ricerche, perche’ questo e’ il “business model”, il meccanismo dei profitti della societa’.”

Il realta’ il business model de “La Google” (al femminile, secondo Zucconi) e’ leggerissimamente piu’ complesso di cosi’. Lui non lo sa ma ne scrive ugualmente.

20 commenti a “SESSO e CARABATTOLE”

  1. angelocesare dice:

    Meglio il padre, in effetti. Tuttavia un fondo di verità  sui risultati delle ricerche di Google c'è!

  2. AleRoots dice:

    Molto ben calibrato invece il pezzo di Massimo Gaggi su Corriere: http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=INTERNI&doc=SOT

  3. Sandro kensan dice:

    "Lui non lo sa ma ne scrive ugualmente." e anche: "digitally homeless" sono pezzi da novanti in questo post.

  4. alessandro dice:

    pero' l'idea di google e' talmente banale quanto di una potenza incredibile

    soprattutto dal punto di vista del diritto d'autore… tradotto:

    se io posso andare in biblioteca e leggerlo gratis,la stessa cosa si ripete online o no?

  5. Fabio Metitieri dice:

    Leggere liberamente on line? No, per nulla. Quello che e' sotto copyright non sara' leggibile integralmente. E mi pare ovvio…

    Ma tutto questo ambaradan dei generalisti (e non solo loro) su questa notizia non lo capisco proprio.

    Non e' il primo progetto di questo tipo, anche se forse sara' il piu' grosso (ma tutto dipendera', come sempre, da quanti soldi ci metteranno, al di la' degli annunci a effetto). E che i documenti stanno diventando a poco a poco digitali e' cosa ovvia e risaputa da anni. Google stesso aveva gia' lanciato Print, no? E copiando il servizio di Amazon che esiste da ancora piu' tempo. Per non parlare delle varie biblioteche digitali che abbiamo anche in Italia, e da parecchio.

    On the other hand, nessuno ha discusso di Scholar, quello si' un servizio innovativo e che potrebbe rivoluzionare – in meglio o in peggio – il modo di fare ricerca nel mondo, o anche solo di tenersi professionalmente aggiornati sui settori piu' di punta e piu' dinamici.

    Gia', ma forse Scholar e' gia' roba troppo "colta", e il suo uso, per quanto piu' facile di un data base tradizionale, richiede gia' un minimo di conoscenza su come funziona il mondo della documentazione accademica e scientifica.

    Ciao, Fabio.

  6. Stefano Hesse dice:

    si, confermo, La Google c'ha un modello di bisnès che è marginalmente più complesso. Per questo i paginoni centrali è meglio rimangano quelli staccabili. Per quanto riguarda la voglia di informare il mondo su quello che non si è capito, il solo fatto che del progetto Scholar pochi abbiano parlato, è sintomo della superficialità  con la quale, a volte, trattiamo le cose.

  7. marco dice:

    Di scholar.google.com non si è parlato molto ma se ne è parlato, anche su qualche blog italiano.

    La ragione di questo successo relativamente scarco, a mio avviso, è anche abbastanza evidente: scholar è (molto) interessante per chi gli articoli specialisti li legge già , scholar o no. E' una bella sfida, che spero faccia saltare le divisioni tra innumerevoli database specialistici, e già  adesso ha qualche funzione interessante, come ad esempio il numero di citazioni che un articolo ha ricevuto.

    Nonostante tutto questo, froogle batterà  sempre scholar tanti a pochi, perchè oltre a trovarli gli articoli poi bisogna pure leggerli ;-)

  8. mr_setter dice:

    Il progetto e' tanto semplice quanto potenzialmente dirompente magari aggiungendo un bel reader per leggere opere off-line! Certo che ogni idea decente in rete dev sempre fare i conti con i web-soloni a cui nulla e' nuovo e tutto e' gia' stato fatto o quasi…..

    Per fortuna Google e' *solo* un motore di ricerca e se ne frega……

  9. .mau. dice:

    non sono riuscito a capire se Zucconi non ha capito la differenza tra i link nella colonna principale e quelli di destra, oppure se è convinto che pagando si passa anche nella colonna principale.

  10. ANONIMO dice:

    Se per questo non lo ha capito neanche il mio AD…

  11. Fabio Metitieri dice:

    Marco, il numero di utenti potenziali per gli articoli accademici, dagli studenti che devono fare una tesina ai medici che devono informarsi sugli ultimi farmaci usciti, e' enorme.

    E, on the other hand… quante persone oggi _leggono_ i pur gia' numerosi libri che sono disponibili on line, e da anni?

    Insomma, la gogolizzazione dei libri impressiona e va tanto bene per qualche articolo colorato e a effetto, ma in realta', almeno per il momento, e' solo una bolla di sapone. Tra qualche anno, forse, se ne vedranno le conseguenze…

    Ciao, Fabio.

  12. alessandro dice:

    ma io non vi capisco

    una volta che qualcuno cerca di portare piu sapere possibile online npn vi va bene, perche' dite che c'e' chi l'ha gia fatto, serve piu' per gli studiosi (orrenda questa osservazione) e via dicendo

    spero che portino in rete quanto piu materiale possibile e che si inizia a vedere per i libri una sorta di mp3, mi spiego meglio

    spero che si diffondano queste fotocopiatrici di libri alla google, cosicche' anche il sapere letterario affronti un bel anno 0 alla napster

    :)

  13. Fabio Metitieri dice:

    Alessandro, le "Barzelle su Totti", in Rete, leggibili integralmente, non le troverai mai. E se anche ci fossero, la maggior parte delle persone continuerebbero a comperarlo su carta. Imo.

    Ciao, Fabio.

  14. alessandro dice:

    si?

    dicevano cosi anche per i cd

    :)

    e' che qui siete tutti scrittori di riffo o di raffo, chi per riviste chi per libri e vi sembra impensabile che prima o poi la carta come la conosciamo noi possa essere messa "in soffitta" per un formato digitale

    ma vi sbagliate, se il mondo si evolve quello prima o poi e' un passo che ci sara', ora non so se tra 5,10 o 50 anni ma succedera'

  15. Fabio Metitieri dice:

    Alessandro, l'avanzata del digitale non mi preoccupa. Scrivo su carta ma non solo, e un mio libro e' gia' anche on line, per intero.

    Ma la faticosa avanzata degli e-book (intesi nel senso piu' ampio del termine) dimostra che non tutti i libri finiranno digitalizzati, o non nel breve periodo. Enciclopedie, prontuari e manuali tecnici e di riferimento scompariranno presto, ma molti altri libri no – e Totti era solo una provocazione, ovvio.

    Quello dei Cd, se ci pensi, e' un mercato molto particolare, dove un prodotto che ha raggiunto prezzi vergognosi puo' essere ricreato identico all'originale a costo zero. Per i libri credo che la questione sia un po' diversa e un po' piu' complessa.

    Ciao, Fabio.

  16. alessandro dice:

    concordo… ma confidando nel futuro prima o poi succedera' ;)

  17. marco dice:

    Alessandro, nessuno dice che non va bene, anzi.

    Per inciso, la maggiore parte delle riviste scientifiche che leggo ha una versione online, che è spesso più facile da usare di quella cartacea, non fosse altro che è accessibile dai risultati delle ricerche sui database specializzati.

    Ciò di cui discutevo è il motivo per cui un'iniziativa come Google Scholar abbia ricevuto un'attenzione relativamente scarsa. La mia risposta è che l'utenza a cui si rivolge è una piccola percentuale dell'utenza Internet, mentre Fabio sostiene che non è poi così piccola, a mio avviso facendo una sovrapposizione almeno parziale tra le persone che ci si aspetta dovrebbero usare uno strumento del genere e quelle che lo faranno davvero.

  18. Stefano Hesse dice:

    tengo a ricordare che una iniziativa come Google Print ha come finalità  quella dell'acquisto OFF LINE del testo. L'accordo con le biblioteche americane indica in quale biblioteca più vicina a casa si può consultare il volume. L'obiettivo di Google è di rendere disponibile la conoscenza, non di copiarla e metterla su formato digitale.

  19. celine dice:

    per un neofita pigro che non vuole fare ricerche… che diavolo sono:

    – google scholar

    – google print

    – On the other hand

    tks

    LFC

  20. Fabio Metitieri dice:

    Marco, a parte il fatto che il compito di un giornale, su certi argomenti, non dovrebbe essere solo fare cronaca ma anche (o forse soprattutto) divulgare, e quindi quanti siano i potenziali interessati conta, virgola, ripeto: quanti leggono effettivamente un libro on line? Secondo me meno di quelli che fanno effettivamente ricerche bibliografiche on line (seppure spesso alla cazzo e pasticciando).

    Quindi, in definitiva, qui conta solo la coglioneria di tante testate nell'inseguire solo la notizia piu' "semplice" e piu' "a effetto", dando come sempre per scontato che i lettori siano degli imbecilli e degli ignoranti.

    E poi, Ok, conta anche il fatto che scopiazzare dal Nyt una notizia che parla di libri e' piu' facile, e a capirla ci arrivano (quasi) anche i giornalisti generalisti, mentre Scholar richiede delle riflessioni e dei commenti un po' piu' attenti.

    Ciao, Fabio.