Non so se sia vera la notizia secondo la quale Rumsfeld avrebbe vietato ai soldati americani in Iraq l’uso delle fotocamere e delle videocamere digitali e dei telefoni dotati di fotocamera. Se lo e’ si tratta del classico tentativo di svuotare il mare con il cucchiaino. Si puo’ rendere ogni giornalista presente dalle parti di un conflitto “embedded“? Si puo’ spegnere Al Jazeera? Si puo’ bombardare un matrimonio uccidendo una cinquantina fra donne e bambini e poi dire che si trattava di un pericoloso raduno di terroristi quando poi ci sono immagini che raccontano il contrario? Leggevo ieri su BBCnews la notizia che a Londra, patria del videocontrollo pedonale, si usera’ il wifi per creare una rete di telecamere mobili che coprono il centro citta’. Qualcuno ha calcolato che passeggiando per Oxford Street e zone limitrofe si viene ripresi ogni giorno da circa 300 telecamere. Esiste questa strana schizofrenia nella societa’ tecnologica attuale fra il vedere troppo e il vedere troppo poco. Mai come oggi la tecnologia e’ diventata centrale. Ma esiste un equilibrio che sembra difficile da accettare. Sugli occhi elettronici che raccontano il mondo non e’ possibile mantenere un totale controllo. Non e’ possibile impedirne un uguale utilizzo, magari artigianale, da parte dei cattivi di turno. Quello che ci dicono oggi le immagini, in una societa’ sempre piu’ collegata e prima ancora della complicata diatriba sulla veridicita’ e sulla adulterabilita’ delle immagini digitali stesse, e’ che i cattivi sulla faccia della terra sono davvero ben distribuiti.

Un commento a “LA CIVILTA’ delle IMMAGINI”

  1. Gino dice:

    Il bello e il brutto delle tecnologie digitali (e della globalizzazione): tutti più controllati, nessuno sfugge, nemmeno chi detiene il potere.