MARIAS e la MORTE
Sto leggendo con calma i brevi racconti di Javier Marias raccolti nel volume “Quand’ero mortale“. Io non so se Marias sia uno scrittore normale, grande o grandissimo. Pero’ ricordo di essere rimasto scosso dalla lettura qualche anno fa di “Domani nella battaglia pensa a me“. Le prime pagine di quel romanzo sono per me impressionanti. Il protagonista Victor si trova a cena a casa di Marta, una donna che conosce da poco. Il marito di lei e’ in viaggio a Londra. I due si baciano. Hanno davanti una intera notte ma la donna si sente male e muore. Sono impressionanti quelle prime pagine. Perche’ raccontano l’angoscia della morte e la mettono li’ accanto al lettore. E’ la ragione per cui ricordo quel libro. Oggi non e’ un caso che la raccolta che ho per le mani prenda il titolo da un altro scritto breve di Marias sulla morte. “Quand’ero mortale” e’ un altro gioco di fioretto di Marias con la morte, quel luogo nel quale tutti i fili di tutte le storie si riconpongono ed acquistano un senso. Chissa’ se la tristezza puo’ essere sublime.
Febbraio 5th, 2003 at 07:08
Sublime è forse la parola adatta per parlare di ciò che agli animi inariditi provoca paura e sconcerto. Pertanto certe volte il sublime è opportuno, altre non è auspicabile.
Rivedere Shopenauer. Io corro a comprare questa raccolta. Grazie.