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Gen

DESTINI

Sono giorni strani per morire. Prima assistiamo alla apologia di Gianni Agnelli morto e improvvisamente amato da tutti. Nihil nisi bonum, d’accordo. La Branca fa notare giustamente che nessuno prestera’ uno sguardo alla morte – avvenuta nello stesso giorni di Agnelli – del visagista delle dive, Gil Cagne’. E’ morto poi Don Lurio: per lui stesso oblio mediatico. E all’alba di oggi e’ morto schiantandosi con la sua Ferrari, Francesco Trussardi, figlio di quel Nicola, stilista noto in tutto il mondo morto nel 1999 in un incidente simile a bordo di una Mercedes finita contro un guardrail. Oggi al telegiornale mostravano le immagini dell’incidente. In una strada dritta la Ferrari rossa e’ stata tagliata a meta’ (letteralmente) nello schianto contro un palo della luce in cemento. I cronisti, sempre prudenti quando si parla di persone note, non si pronunciano sulle cause della morte. “Forse” scrive Repubblica.it – l’alta velocita’. In occasione della morte di Trussardi senior la famiglia ha trascinato in tribunale tutti quelli che ha potuto. Rappresentanti della Mercedes tedesca, della filiale italiana, meccanici, responsabili della tangenziale milanese. Prima che un magistrato decidesse che Nicola Trussardi andava semplicemente troppo forte e archiviasse il caso. A che velocita’ si deve correre per spezzare una Ferrari in due pezzi di uguale grandezza contro un palo? Non saprei. In ogni caso fossi in quelli che hanno piantato quel lampione mi cercherei un avvocato.

Un commento a “”

  1. Alessandro dice:

    Sulla morte di Agnelli

    Da torinese vorrei aggiungere una annotazione a riguardo di Agnelli "morto e improvvisamente amato da tutti". Sono stati due giorni intrisi di ipocrisia, opportunismi mediatici, servilismo.

    Non penso sia ipocrisia nè servilismo quello dei molti ex dipendenti, degli Anziani Fiat, di coloro che magari da lavoratori in Fiat erano anche stati protagonisti di lotte sindacali dure, ma che dopo una vita di lavoro in quell'azienda si sono fatti tre ore di fila al Lingotto per rendere omaggio alla salma: penso che per loro si sia trattato prima di tutto di un'occasione per affermare l'orgoglio di appartenenza ad un mondo del lavoro e a una Torino che oggi non ci sono più: la morte dell'Avvocato ha una forte valenza simbolica, ma l'Avvocato c'entra poco: la storia di Torino e della Fiat è stata fatta soprattutto da quei lavoratori, che hanno ben diritto di sentirsene parte. La loro dignità  merita rispetto.

    [Massimo, scusa l'intromissione, mi rendo conto di essere stato abbastanza OT]